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Via Garibaldi
– cenni storici
Dal 1537 Bernardino Cantone lavorò al servizio dei Padri del Comune. A lui si
deve il tracciato e l'apertura della Strada Nuova, un nuovo quartiere
di straordinaria coerenza architettonica, dove vengono edificati i più
importanti palazzi genovesi, dimore dei nobili che, proprio mediante la
magnificenza delle loro residenze, sfoggiano il loro potere economico e
politico. Fino a quel momento le famiglie genovesi più potenti avevano
abitato i quartieri del centro storico, dove accanto ai palazzi
nobiliari erano le case degli aderenti al loro Albergo (i Doria
nella zona di S. Matteo, i Brignole in quella di S.M. di Castello,
ecc.). Queste residenze private saranno destinate a ospitare
personalità in visita di stato, scelte a sorte mediante il sistema
detto ‘dei Rolli’.
Il pittore fiammingo Rubens, innamorato della Via Aurea,
raccolse in un volume i disegni delle facciate dei palazzi
pubblicandolo ad Anversa nel 1625: l’architettura dei palazzi genovesi
diventò così un esempio da copiare per tutta l’Europa. Via Garibaldi
nasce come Strada Maggiore,
poi si chiama Strada Nuova
e nel 1882 diventa Via Garibaldi,
ma Madame de Stael la chiama Rue des Rois e Via Aurea.
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Via Garibaldi
oggi completamente
in rettilineo, lunga 250 metri con una larghezza di 7 metri e mezzo, è stata
progettata da Bernardino Cantone originario di Cabbio in
Valle d'Intelvi (1505) e morto a Genova nel 1580 circa.
A
Genova imparò precocemente il mestiere di scalpellino, di scultore e di
architetto.
Gli
viene attribuito il progetto di Palazzo Doria-Spinola e della Chiesa di
San Pietro in Banchi.
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i grandi Palazzi storici ( Genova, città
verticale )
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Palazzo Doria Tursi
sede del Municipio di Genova,
è sicuramente l’edificio più imponente della via.
Fu
costruito a partire dal 1565 per Niccolò Grimaldi e acquistato da Gio.
Andrea Doria, duca di Tursi nel 1597.
Ha una struttura simmetrica
con due logge e giardini pensili.
Su progetto di Domenico e
Giovanni Ponsello, richiese l'impiego di tre
lotti di terreno su Strada Maggiore
Palazzo Bianco e Palazzo Rosso
ospitano le Pinacoteche Civiche, e costituiscono con Palazzo Tursi
il polo museale di Genova. (2)
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Palazzo Doria Tursi
La severità delle linee
esterne si addolcisce in modo netto negli interni. È parte del mondo
genovese, durezza apparente e dolce affettuosità per le persone care e
gli amici.
La Liguria è anche la terra
delle luci taglienti, penombre e Sole abbagliante, il tutto in spazi
ristrettissimi.
Quello che conta in questo
atrio non è l’efficienza, ma la contemplazione del bello,
dell’armonioso, il desiderio di essere accoglienti, la sensazione di
“essere a casa”.
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Palazzo
Bianco
fu proprietà delle famiglie Grimaldi e poi
Brignole. In esso si può visitare anche il giardino pensile, con i
resti dell’antica chiesa gotica di San Francesco al Castelletto.
Il Palazzo Bianco,
posto di fronte al Palazzo Rosso, come questi prende il nome dal colore
che lo caratterizza.
Fu preceduto da un
altro palazzo, anteriore all'edificazione di Strada Nuova, costruito
tra il 1530 e il 1540 per conto di Luca Grimaldi, membro di una delle
più importanti famiglie genovesi, i Grimaldi, appunto, ma nei secoli
successivi passò di mano numerose volte fino a diventare proprietà dei
Brignole Sale.
La duchessa di Galliera Maria Brignole Sale De Ferrari, ultima discendente della
famiglia, lo donò al Comune (1884), come aveva fatto dieci anni prima
con Palazzo Rosso. (2)
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Palazzo
ROSSO
Costruito
tra il 1671 e il 1677 su progetto dell'architetto Pietro Antonio
Corradi per volontà di Rodolfo e Gio
Francesco Brignole Sale,
a questa famiglia rimase fino al 1874, anno in cui fu donato alla città
dall'ultima erede Maria, duchessa
di Galliera,
per "accrescere il decoro e l'utile" di Genova e con
l'evidente intenzione di lasciare ai posteri un segno della stirpe dei
Brignole Sale anche con il contributo delle sue importanti collezioni
d'arte.
I
primi interventi decorativi furono realizzati dal 1679 da Domenico
Piola e Gregorio De Ferrari con la collaborazione di quadraturisti e
stuccatori, portando a compimento il Salone e l'affresco sulla volta,
capolavoro del De Ferrari purtroppo distrutto dai bombardamenti della
seconda guerra mondiale, e quattro sale la cui decorazione è dedicata
alle stagioni dell'anno.
Nel 1691 iniziò la seconda
fase decorativa con gli affreschi di Giovanni Andrea Carlone, Carlo
Antonio Tavella e di Bartolomeo Guidobono.
Gli interventi di restauro e
completamento decorativo continuarono fino alla metà del XIX secolo ...
(2)
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Palazzo
VERDE
Quasi di fronte a Palazzo Bianco il palazzo di Gio Carlo Brignole (Palazzo
Verde) è un edificio sito in piazza della Meridiana. Ricostruito nel
1671 da Gio. Carlo
Brignole rimane
di proprietà della famiglia Brignole (anche abitazione di Giacomo Maria
Brignole, ultimo doge della Repubblica di Genova oligarchica), sino a
passare ai Durazzo a metà del secolo scorso.
Nella prima fase l'edificio aveva ingresso su
vico di Santa Maria degli Angeli, mentre la piazza attuale era occupata
dai giardini. Con l'apertura di Strada Nuovissima (1778-1786, oggi via
Cairoli) l'ingresso viene spostato nella posizione attuale e decorato
con i due telamoni di Filippo Parodi nel 1671 che originariamente
chiudeva Strada Nuova all'ingresso del Giardino Brignole.
La facciata del palazzo era, ed è tutt’ora, di
colore verde a testimoniare insieme a Palazzo Bianco e a Palazzo
Rosso la fede patriottica della famiglia Brignole.
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altri Palazzi
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Palazzo delle Torrette
fu
fatto costruire nel 1616 da Giovanni Andrea Doria, duca di Tursi, un poco
arretrato per dar respiro al maggior palazzo antistante.
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PALAZZO CAMPANELLA
fu costruito a partire dal 1562 per Baldassarre Lomellini su progetto di Giovanni Ponzello.
Il palazzo cambiò proprietà già a fine Cinquecento, passando dapprima
nelle mani della famiglia Salvago per
pervenire poi nel 1772 nelle mani di Cristoforo
Spinola,
ambasciatore della Repubblica Genovese in Francia.
Dopo un decennio di lavori di ampliamento ed un rinnovato decoro
interno di gusto francese, lo Spinola, trasferitosi in Francia,
vendette l'edificio al marchese Domenico
Serra. Nel
1917 fu acquistato poi dall'armatore Tito
Campanella che
vi stabilì i propri uffici e ne abitò il secondo piano nobile.
Oggi è aperto al pubblico il primo piano, dove è
possibile ammirare gli affreschi del Semino ed una stanza di gusto
romantico realizzata agli inizi dell' Ottocento da Michele Canzio. (2)
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Palazzo Cattaneo Adorno
è
formato da due residenze distinte e simmetriche che insieme formano un
unico edificio. Fu fatto costruire tra il 1583 ed il 1588 dai cugini Lazzaro e
Giacomo Spinola.
La particolarità
della doppia costruzione è ancor oggi restituita visivamente dai doppi
portali gemelli.
Solo
in seguito, con il passaggio alle famiglie Cattaneo e Adorno, l'apparato decorativo degli
interni fu rivisto fino allo stato visibile ancor oggi. (2)
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Palazzo Lomellino Podestà
ha
una facciata riccamente decorata: una base di color azzurro ardesia su
cui spiccano rilievi bianchi a stucco di figure alate, drappi e
ghirlande.
A
commissionarlo fu Nicolosio Lomellini,
che dette l'incarico di progettarlo e realizzarlo, fra il 1559 e il
1565, a Giovanni Battista Castello il Bergamasco e a Bernardo Cantone.
Ai
primi del XVII secolo passò tuttavia in mano a diverse famiglie:
dapprima alla famiglia Centurione, che ne attuò subito alcune
modifiche interne,
poi
a quella dei Pallavicini, quindi a quella dei Raggio
e, infine, a quella di Andrea Podestà (di cui conserva il nome),
sindaco più volte di Genova fra il 1866 e il 1895. (2)
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Palazzo Spinola
la
facciata conserva tracce degli affreschi dei fratelli Calvi, in cui gli
antenati della famiglia sono raffigurati in abiti di antichi romani.
Da
più di un secolo è sede di uffici bancari.
Edificato
a partire dal 1558 sul lotto più vasto tra quelli a disposizione per
l'operazione di Strada Nuova, ebbe come primo proprietario Angelo Giovanni Spinola, uomo d'affari e finanziere
dell'impero spagnolo.
Pare
ormai da considerare vera l'attribuzione del progetto, ritenuto poco
originale nelle sue soluzioni, a Bernardino Cantone da Cabio.
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Palazzo Lercari Parodi
fu
fatto erigere nel 1571 da Franco Lercari,
membro di una autorevole famiglia locale. È passato in proprietà alla
famiglia Parodi nel 1845.
Ha un
portale sostenuto da due talamoni con il naso
mozzato: sono figure che rievocano la leggenda di Megollo
Lercari, il quale si vendicò di un torto
subito dal re di Cipro e, catturate le sue navi in azioni piratesche,
fece tagliare naso e orecchie ai membri degli equipaggi mandandoli
dentro botti, conservati in salamoia, al re.
Contiene
al suo interno, nella volta del salone al piano nobile, un capolavoro
della pittura genovese: l'affresco di Luca Cambiaso raffigurante
l'impresa di Megollo Lercari,
autore della costruzione del Fondaco dei genovesi a Trebisonda. (2)
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Palazzo Cambiaso
fu
costruito su progetto di Bernardino Cantone a partire dal 1558 per Agostino Pallavicino, ma poi nella seconda metà del ’700 passò alla
famiglia Cambiaso.
Oggi
è proprietà di una banca.
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Palazzo Doria
apparteneva
in origine alla famiglia Spinola, ma nel 1723 fu acquistato
dai Doria.
La
facciata conserva le originarie decorazioni a stucco. Nell’atrio si
trova un lampadario sormontato dal simbolo dei Doria: l’aquila
araldica.
Edificato
inizialmente a partire dal 1563 dall'architetto Bernardino Cantone per
conto di Giovanni
Battista ed Andrea Spinola si
presentava come un massiccio cubo privo di alcuna decorazione esterna;
fu sottoposto a radicali trasformazioni e rialzato di un piano nei due
secoli successivi in occasione del passaggio di proprietà alla famiglia
dei Doria, signori e marchesi di
Montaldeo.
All'interno,
di notevole valore sono gli stucchi settecenteschi stile rococò, i
preziosi arredi e la sala al piano nobile, nonché la volta affrescata
da Luca Cambiaso con la Caduta di Fetonte e la Caduta di Icaro.
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Palazzo Carrega Cataldi
fu
terminato nel 1551 e poi ampliato nel ’700 e sopraelevato di un piano.
Il progettista era Giovanni Battista Castello il Bergamasco; il
committente, Tobia
Pallavicino.
Nello
stesso periodo fu realizzata la sala chiamata ‘galleria dorata’, uno
dei migliori esempi di stile rococò genovese.
In
questo palazzo ha sede la locale Camera di Commercio Industria e
Agricoltura.
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Palazzo Gambaro
fu
progettato per gli Spinola nel 1558.
Ha
una facciata semplice, con poche decorazioni, sopra il portone si
distinguono due statue di marmo, allegorie della Prudenza e della
Vigilanza.
Oggi
è sede del Banco di Chiavari e della Riviera Ligure.
Fu
edificato contemporaneamente al Palazzo Cambiaso dall'architetto
Bernardo Spazio per Pantaleo Spinola.
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Il museo di Palazzo Rosso
si
trova all'interno di un palazzo costruito tra il 1671 e il 1677.
L'edificio
è impostato su uno schema di pianta ad U, derivato dalle tipologie
applicate da Bartolomeo Bianco: le due ali sono unite da logge che
definiscono il cortile interno a pianta quadrata.
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Il museo di Palazzo Rosso – cenni storici
Ciascuno dei due piani nobili presenta la
consueta disposizione che prevede loggia e salone in posizione assiale,
e una fila di sale ai due lati.
A Ridolfo Maria, il primogenito, toccò il secondo
piano nobile, a Gio. Francesco il primo, ma nel 1683 Ridolfo morì senza
eredi maschi e il fratello, divenuto l'unico proprietario, si trasferì
al secondo piano nobile, riscattò i ritratti dei genitori dalla nipote
Paola, sposa di Carlo Spinola e avviò la decorazione ad affresco lungo
le sale del secondo piano nobile.
Oltre al palazzo, la
duchessa di Galliera nel 1874 donò al Comune di Genova la splendida
quadreria che,
unitamente agli arredi, formava il nucleo storico delle collezioni del
museo, oculate acquisizioni e commissioni effettuate per oltre due
secoli a dimostrazione dell'ascesa sociale, economica e politica della
famiglia Brignole Sale.
Oggi la quadreria si caratterizza sia per i
ritratti fiamminghi sia per i dipinti di Guido Reni, di Guercino, di
Mattia Preti, di Bernardo Strozzi, sia da tavole e tele d'ambito veneto
del XVI secolo, fra le quali meritano d'essere ricordate le opere di Palma il Vecchio e del Veronese.
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BERNARDO STROZZI
La cuciniera
Il
quadro ha un’impostazione delle luci caravaggesca, risentendo al
contempo dell’influenza fiamminga, concretizzatasi nella persona di
Rubens ….
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guido reni
San Sebastiano
Il dipinto riassume in modo molto efficace i
sentimenti contrastanti presenti nell’opera: il tormento del supplizio
e l’estasi
Alla sensibilità odierna appare inverosimile
trovare serenità in un momento di dolore così straziante …
Lo è molto meno avendo presente alcune analisi di
santità di Vittorino Andreoli, psichiatra, ma non così distaccato da
non provare empatia con i casi analizzati …
Vedi il suo “Follia e santità”, per i tipi di
Rizzoli
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Il beauty case della Duchessa
di Galliera
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La famiglia Brignole
Di questa famiglia si hanno notizie a partire dal
XII secolo. Essa proviene dalla località omonima, situata vicino a
Santo Stefano d'Aveto.
Nel
1350 la famiglia si trasferì a Rapallo e tre anni dopo a Genova ad
opera di Francesco Antonio, il quale per ottenere la dignità di
Stato entrò nella fazione Guelfa. Successivamente venne ascritta alla
nobiltà e quindi aggregata all'Albergo dei Cicala.
Fra
i dogi ricordiamo quattro Brignole: Gio Francesco (1635-'37); un
secondo Gio Francesco (1746-'48); Rodolfo, (1762-'65); Giacomo
Maria che fu l'ultimo doge di Genova (1779- '97).
Fra
i grandi personaggi della famiglia ricordiamo inoltre Anton Giulio
(1605 - 1662) figlio del doge Gio
Francesco, che fu valente uomo politico, poeta e scrittore di
grande talento. All'età di 38 anni, inviato ambasciatore alla corte di
Filippo IV di Spagna, riuscì ad assolvere pienamente la sua missione,
accattivandosi la simpatia del sovrano grazie all'ingegno acutissimo e
alla sua elevata cultura. Tornato a Genova ebbe a soffrire per la
perdita della consorte Paola Adorno, per cui, colto da crisi, trovò
conforto soltanto quando fu ordinato sacerdote. Nel 1652 entrò poi
nell'Ordine dei Gesuiti rivelandosi un ottimo e dotto predicatore
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Anton Giulio Brignole Sale e la moglie
Paola Adorno
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La
Duchessa di Galliera Maria
Brignole Sale De Ferrari (Genova, 1811 – Genova, 1888) andò sposa a
diciassette anni al marchese Raffaele
De Ferrari, ebbe da questi i titoli di Duchessa di Galliera e di
Principessa di Lucedio, attraverso l'acquisto di terre e relativi
blasoni. La vita della coppia fu segnata da un grave incidente che
occorse al marito il quale uccise accidentalmente, mentre era intento a
pulire un'arma da fuoco, il suo domestico. Sebbene l'inchiesta che ne
seguì accertasse l'assoluta accidentalità dell'accaduto, il nobiluomo
rimase sconvolto dal fatto tanto da decidere di immergersi nel lavoro
che lo portò a Parigi. Fu nella capitale francese che fece fortuna
sotto l'aspetto economico. Il marchese, che non amava Parigi, vi rimase
perché incoraggiato dalla moglie, innamorata della vita brillante della
capitale e che temeva il colera che imperversava a Genova.
Ritornato
in patria e divenuto senatore del Regno nel 1858, il marchese De
Ferrari si dedicò a opere di beneficenza e di pubblica utilità,
destinando la cifra di venti milioni di lire dell'epoca al
miglioramento del porto, denaro che consentì la costruzione di alcuni
moli (i moli Galliera, Lucedio e Giano).
A
segnare la vita della coppia fu anche la morte, in giovane età, di due
figli - Livia, di pochi mesi, e soprattutto Andrea, di sedici anni,
mentre il terzo, Filippo (1850-1917), di eccentrica personalità messa
alla prova anche dalla nostalgia della madre per il figlio morto
prematuramente e dalle simpatie per le nuove idee politiche socialiste,
fu un grande collezionista di francobolli; scegliendo di assumere la
cittadinanza francese - era per altro nato e cresciuto a Parigi - di
fatto rinunciò ai titoli nobiliari, e rimasto senza discendenza
determinò l'estinzione della nobile famiglia.
Oltre
che degli Ospedali Galliera, il S.Andrea e il S.Filippo siti sul
vecchio monastero delle clarisse, Maria Brignole Sale De Ferrari è
stata la fondatrice anche del San
Raffaele di Coronata. Importante il suo ruolo anche nella cultura a
Genova, segnatamente per la donazione al Comune di Palazzo Rosso e il
lascito ereditario di Palazzo Bianco. Fece costruire a Parigi un
palazzo che doveva contenere la collezione d'arte di famiglia, il
governo francese decise di confiscare tutti i beni della famiglia
d'Orleans e la duchessa decise di lasciare lo stabile in piedi ma vuoto
delle opere d'arte che portò a Genova in Palazzo Rosso. Palazzo
Galliera Brignole a Parigi ora ospita il museo del costume. Inoltre,
vicino a Parigi, fece costruire un orfanotrofio e un ritiro per
anziani, costati ben 47 milioni di franchi. Tuttora in funzione sono un
esempio dell'illuminato senso civico della nobildonna.
Alla sua morte nel 1888 lasciò anche in eredità
all'Opera Pia che porta il nome dei Brignole Sale la Villa Duchessa di
Galliera di Voltri che dal 1931 è ad uso, e in parte di proprietà, del
Comune di Genova.
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Maria Brignole Sale con il figlio Filippo e il
marito Raffaele De Ferrari
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LA TORRE
in ascolto della guida nell’atrio di
Palazzo Rosso ...
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e in posa per la classica foto ricordo
(con la bravissima guida) ...
un gruppo quasi tutto al femminile …
(1) foto da:
“Liguria terra tra cielo e mare” di Roberto Merlo – Banca Carige
(2) foto da:
“Una Strada Rinascimentale – Via
Garibaldi a Genova”
di Fiorella Caraceni – Sagep Editrice
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