Mercoledì 19 gennaio 2010 
 
  Elvira Landò ha presentato il volume : 

"Libia travolta" 
di Mirella Curcio 
 
 
 

 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

"Il contesto" in cui si opera

 

E’ il secondo volume che Mirella Curcio dedica alla terra dove è nata e dove ha trascorso gli anni dell’infanzia e, dopo la parentesi della guerra, l’adolescenza.

In "Tripoli amata" aveva narrato quarant’anni di vita quotidiana a Tripoli, dove arabi, ebrei, copti, cristiani avevano convissuto nel rispetto reciproco, e dove Italo Balbo, il “trasvolatore dell’Atlantico” governatore della Libia, aveva condotto una sagace opera di colonizzazione, in un ambiente dove gli italiani avevano creato condizioni di vita civile dignitose e decorose.

Libia travolta ha inizio dalla atroce morte di Balbo, alla guida del suo S79, nel cielo di Tobruk.

Da qui la narrazione si sviluppa con lucida sobrietà, nell’intreccio delle vicende personali con la strategia della politica e della diplomazia, di cui gli uomini divengono vittime spesso inconsapevoli. 

La Libia, come conseguenza di una guerra dissennata, conoscerà esili, violenze e distruzioni, subirà l’occupazione britannica e a suo danno si eserciterà quel gioco politico internazionale che contrapponendo le etnie ne intende garantirsene il dominio.

Il volume si conclude infatti con la risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite, che assicura l’indipendenza della Libia, sotto il governo di un re fantoccio Idris, secondo la volontà di Gran Bretagna e Stati Uniti che, non volendo rinunciare alle basi militari colà installate, non possono accettare un mandato fiduciario, che per legge le escluderebbe. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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"Emozioni", poetica ed esperienze vissute

 

La scrittura di Mirella Curcio è sobria, essenziale; il racconto risulta denso e incisivo. 

Trascorre dal documento rigoroso alle emozioni più profonde, dagli scenari di guerra, alla domestica intimità. E’ storia dolente, dove le ferite si rimarginano, ma non si dimenticano, e lasciano cicatrici pronte a rammentare all’anima come ancora la dura logica del potere sappia tradire le aspettative  umane, ma pure civili, e la diplomazia e la politica facciano mercimonio delle persone, di chi non può appellarsi ad alcun diritto giacché non può e non vuole far ricorso alla forza.

Sono pagine che trasmettono al lettore un senso di amaro, un melanconioso sentimento che assapora la nostalgia  di convivenze serene e operose, confortata da testimonianze di bene, nella certezza che la pietà non è morta, non è dispersa, se c’è qualcuno pronto a farne memoria.

Mirella Curcio è testimone forte e ricco di fede.

La sua famiglia, la famiglia di suo padre, sono state dirette protagoniste di queste vicende, elementi integranti e determinanti di una storia non ancora pienamente decifrata. Ben venga dunque da queste pagine che hanno spesso il colore del sangue, ma anche quello della speranza, una luce idonea a comprendere il valore e gli aspetti delle convivenze interculturali e i complessi rapporti etnici e internazionale che i colonialismi e la seconda guerra mondiale hanno messo in crisi senza risolverli.    

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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"Emozioni", poetica ed esperienze vissute
 

Con sottile arte affabulatoria, si intrecciano nella narrazione filoni e temi differenti: i drammi della guerra, le sofferenze delle popolazioni che precedentemente vivevano in reciproca collaborazione, arabi, italiani, greci, maltesi, ebrei, la sistematica distruzione delle infrastrutture e dei sevizi in Cirenaica anche ad opera delle truppe australiane, la tragedia della Francia occupata, la dissennata politica militare italiana, i bombardamenti di Tripoli da parte degli inglesi, l’esodo dei miseri italiani dopo che Bengasi è occupata, la dominazione britannica sulla Palestina e la politica di tensione tra arabi ed ebrei, l’appoggio al progetto sionista e il dramma degli ebrei che non possono andare nelle terre sovietiche ma neppure tornare in Europa…  
 
Intrecciati a questi fatti, che vengono registrati e commentati dai vari protagonisti, la famiglia dei Mirella Curcio e la figura del Vescovo Facchinetti, il cui lungo diario inedito diventa una preziosa fonte di notizie per l’autrice.

Al termine, come in "Tripoli amata", un lessico esauriente consente un approfondimento dei termini che per una logica narrativa e di fedeltà al tessuto culturale e spirituale compaiono nel testo in lingua originaria.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
La copertina