E’ il secondo volume che Mirella
Curcio dedica alla terra dove è nata
e dove ha trascorso gli anni dell’infanzia e, dopo la parentesi della guerra,
l’adolescenza.
In "Tripoli
amata" aveva narrato quarant’anni di vita
quotidiana a Tripoli, dove arabi, ebrei, copti, cristiani avevano convissuto
nel rispetto reciproco, e dove Italo Balbo, il “trasvolatore dell’Atlantico”
governatore della Libia, aveva condotto una sagace opera di colonizzazione,
in un ambiente dove gli italiani avevano creato condizioni di vita civile
dignitose e decorose.
Libia travolta ha inizio dalla atroce morte
di Balbo, alla guida del suo S79, nel cielo di Tobruk.
Da qui la narrazione si sviluppa con lucida
sobrietà, nell’intreccio delle vicende personali con la strategia
della politica e della diplomazia, di cui gli uomini divengono vittime
spesso inconsapevoli.
La Libia, come conseguenza di una guerra dissennata,
conoscerà esili, violenze e distruzioni, subirà l’occupazione
britannica e a suo danno si eserciterà quel gioco politico internazionale
che contrapponendo le etnie ne intende garantirsene il dominio.
Il volume si conclude infatti con la risoluzione
dell’Assemblea delle Nazioni Unite, che assicura l’indipendenza della Libia,
sotto il governo di un re fantoccio Idris, secondo la volontà di
Gran Bretagna e Stati Uniti che, non volendo rinunciare alle basi militari
colà installate, non possono accettare un mandato fiduciario, che
per legge le escluderebbe.
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"Emozioni", poetica ed esperienze
vissute |
La scrittura di Mirella
Curcio è sobria, essenziale; il racconto
risulta denso e incisivo.
Trascorre dal documento rigoroso alle emozioni
più profonde, dagli scenari di guerra, alla domestica intimità.
E’ storia dolente, dove le ferite si rimarginano, ma non si dimenticano,
e lasciano cicatrici pronte a rammentare all’anima come ancora la dura
logica del potere sappia tradire le aspettative umane, ma pure civili,
e la diplomazia e la politica facciano mercimonio delle persone, di chi
non può appellarsi ad alcun diritto giacché non può
e non vuole far ricorso alla forza.
Sono pagine che trasmettono al lettore un senso
di amaro, un melanconioso sentimento che assapora la nostalgia di
convivenze serene e operose, confortata da testimonianze di bene, nella
certezza che la pietà non è morta, non è dispersa,
se c’è qualcuno pronto a farne memoria.
Mirella Curcio
è testimone forte e ricco di fede.
La sua famiglia, la famiglia di suo padre,
sono state dirette protagoniste di queste vicende, elementi integranti
e determinanti di una storia non ancora pienamente decifrata. Ben venga
dunque da queste pagine che hanno spesso il colore del sangue, ma anche
quello della speranza, una luce idonea a comprendere il valore e gli aspetti
delle convivenze interculturali e i complessi rapporti etnici e internazionale
che i colonialismi e la seconda guerra mondiale hanno messo in crisi senza
risolverli.
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"Emozioni", poetica ed esperienze
vissute |
Con sottile arte affabulatoria, si intrecciano
nella narrazione filoni e temi differenti: i drammi della guerra, le sofferenze
delle popolazioni che precedentemente vivevano in reciproca collaborazione,
arabi, italiani, greci, maltesi, ebrei, la sistematica distruzione delle
infrastrutture e dei sevizi in Cirenaica anche ad opera delle truppe australiane,
la tragedia della Francia occupata, la dissennata politica militare italiana,
i bombardamenti di Tripoli da parte degli inglesi, l’esodo dei miseri italiani
dopo che Bengasi è occupata, la dominazione britannica sulla Palestina
e la politica di tensione tra arabi ed ebrei, l’appoggio al progetto sionista
e il dramma degli ebrei che non possono andare nelle terre sovietiche ma
neppure tornare in Europa…
Intrecciati a questi fatti, che vengono registrati
e commentati dai vari protagonisti, la famiglia dei Mirella
Curcio e la figura del Vescovo
Facchinetti, il cui lungo diario inedito diventa
una preziosa fonte di notizie per l’autrice.
Al termine, come in "Tripoli
amata", un lessico esauriente consente
un approfondimento dei termini che per una logica narrativa e di fedeltà
al tessuto culturale e spirituale compaiono nel testo in lingua originaria.
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