« Una serata
all’insegna del colore: il viola della lavanda, il verde fresco della Vaucluse,
le gradazioni dal giallino all’arancione, al rosso, al viola delle ocre.
Il tutto sotto il cielo terso e azzurro della Provenza. »
L’abbazia cistercense di Notre
Dame de Senanques
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La chiesa è spoglia e solo la luce
(Dio) deve serpeggiare all'interno. Accanto alla chiesa c'è il chiostro
i cui capitelli sono ornati da motivi vegetali tutti diversi. Dal
chiostro si accede alla sala capitolare (unica stanza in cui i monaci possono
parlare) formata da 6 crociere ogivali e al calefactorium (luogo
dove i monaci lavoravano). Questa, unica riscaldata, è una stanza
con 4 volte a crociera con colonna centrale. I tetti dell'abbazia sono
di lose, pietre a secco disposte senza armatura. |
L'abbazia
di Thoronet e
la sua inarrivabile acustica
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Qui si parla di
Thoronet per certificare un'acustica assolutamente fantastica. Il suono
resta vivo alcuni secondi prima di svanire e permette al canto gregoriano
di emanare tutta la sua forza purissima. |
L’abbazia cistercense di Notre
Dame de Senanques
Molto simile all’Abbazia
di Thoronet, vicino a Draguignan, sempre in
Provenza.
Il rilancio del monachesimo occidentale si
attua sulla base di una radicale rinuncia al possesso di qualsiasi bene.
E’ ciò che prescrive la Regola dei Cistercensi, il nuovo Ordine
monacale che dall’originario monastero di
Citeaux (1098) si diffonde rapidamente in
tutta l’Europa cristiana, applicando alla lettera le prescrizioni di S.
Benedetto.
A differenza degli antichi ordini benedettini,
le nuove abbazie cistercensi saranno povere, senza vetrate colorate né
campanile, né costose campane: daranno l’immagine esteriore della
radicale povertà monacale.
Il monastero nasce lontano dalla città
per esigenza di silenzio: necessita, infatti,
fare riesame della distribuzione della ricchezza in essa, dei contrasti
sociali che ne segnano la nascita e lo sviluppo, di un certo tipo di mondanità.
Il lavoro rende autonomo e più libero nell'azione il convento.
I monaci studiano e rendono operativi nuovi
modelli di economia, insegnando tecniche innovative
di coltivazione dei terreni, di allevamento degli animali, che si possono
anche scambiare al mercato. I risultati sono così buoni che in pochi
decenni i monasteri stessi divengono ragguardevoli centri di benessere
e influenza.
L’abbazia di Senanques dipende dall’Abbazia
di St. Honorat di Lerins, una delle due isole di fronte a Cannes.. |
Abbazie cistercensi in Italia:
“Badia” di
Tiglieto (Abbazia
di Santa Maria della Croce)
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Fondata nel 1120, fu la prima comunità
cistercense al di fuori del territorio francese, e la sua storia è
fatta di riconoscimenti ecclesiastici e nobiliari, che dimostrano la grande
considerazione nella quale era tenuto il complesso abbaziale; considerazione
che spinse i suoi monaci a fondare altre abbazie, quali quelle di Lucedio
e di Staffarda.
Nel Medioevo, i "frati di Cîteaux" svolsero
anche qui un importante ruolo di sviluppo culturale ed economico; qui risiedette
lo stesso San Bernardo, personaggio faro dell'evoluzione del cristianesimo
in Italia ed in Europa.
Nel 2000, dopo i notevoli restauri, hanno fatto
ritorno i monaci dell’ordine cistercense. |
Abbazie cistercensi in Italia:
“Principato”
di Lucedio
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L’Abbazia di
Lucedio dipendeva da quella di Tiglieto.
Grazie alla sua posizione lungo la via Francigena (si trova in prov. di
Vercelli, abbastanza vicino al Po), Lucedio fu motivo di scontro tra le
case dinastiche italiane: i Gonzaga, i Savoia e Napoleone si alternarono
nel possesso del Principato. Il Principato è tutt’ora abitato dai
proprietari.. |
Abbazie cistercensi in Italia:
“Principato”
di Lucedio
L'Abbazia di
Lucedio fu fondata nel 1123 su terreni donati
dal Marchese Ranieri di Monferrato
ai monaci cistercensi provenienti da La Ferté.
I cistercensi bonificarono il territorio, introducendo
attorno al '400 la coltivazione del riso.
Nel 1822, Lucedio passò sotto
il controllo del Marchese Giovanni Gozani
di San Giorgio, antenato dell'attuale proprietaria,
che a sua volta, nel 1861, cedette la tenuta al Marchese
Raffaele de Ferrari, Duca
di Galliera, cui fu concesso il titolo di
Principe di Lucedio.
Infine, nel 1937, l'intero complesso fu acquistato
dal Conte Paolo Cavalli d'Olivola,
padre dell'attuale proprietaria e manager la Contessa
Rosetta Clara Cavalli d'Olivola Salvadori di Wiesenhoff. |
Abbazia di Saint Honorat,
Îles de Lerins
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Tormentata da saraceni, protetta da templari
e governata da priori, l’isola di Saint Honorat davanti Cannes è
stata, nel corso dei secoli, protagonista di continui scontri e punto nevralgico
del movimento monastico europeo.
L’isola è frequentata sin da tempi
antichissimi, ma è con San Onorato che incomincia a divenire un
luogo di culto conosciuto in tutto il mondo ecclesiastico medioevale.
Di questo passato tumultuoso e romanzesco,
restano alcuni simboli cavallereschi sparsi per l’isola e la mastodontica
fortezza in mare, una tra le più singolari ed affascinanti di tutta
la Francia.
Oggi la comunità è formata da
circa 25 monaci provenienti da orizzonti culturali diversi.
Alcuni di loro praticano soprattutto la preghiera,
altri invece si dedicano con passione e criterio alla coltivazione della
vite.
La regola benedettina dell’Ora
et Labora è in quest’isola presa alla
lettera, tanto che i monaci sono autosufficienti rispettando il motto benedettino
e cistercense : “saranno veramente monaci
quando vivranno del proprio lavoro”.
Le vigne sono attestate sin dal Medio Evo,
ma è dagli anni novanta che gli attuali monaci, coltivano le terre
dell’isola producendo pregiati vini bianchi e rossi. |
La lavanda
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Mentre i fiori
di Lavanda attorno all’Abbazia
di Senanques alla fine di giugno sono appena
all’inizio della fioritura (l’Abbazia è piuttosto alta sul livello
del mare) più in basso la fioritura è quasi al suo massimo. |
La lavanda
E il museo della Lavanda,
in un tripudio di viola ci racconta la storia più che millenaria
di questo fiore dalle grandi proprietà e della sua distillazione.
Oltre ad essere amata per le sue proprietà
rinfrescanti e profumanti, Plinio il Vecchio
la descrive come una delle erbe curative più utilizzate dell’epoca.
Nel Medioevo veniva preparato un medicinale utilizzato per crampi intestinali,
nausea, vomito e singhiozzo.
Durante il periodo Elisabettiano la
Lavanda inizia il suo periodo di gloria nel campo della profumeria,
a tutti è noto il più famoso profumo inglese “The Lavender”.
All’epoca, inoltre, le dame cucivano sacchetti contenenti fiori di lavanda
all’interno delle loro sottane ed è da quest'usanza che ancor oggi
si inseriscono sacchetti di lavanda tra la biancheria. Il beneficio di
questo atto non sta solo nel lasciare un gradevole aroma sui tessuti, ma
anche come sistema anti-tarme. Arrivando al XX Secolo, bisogna ringraziare
la Lavanda per aver dato spunto a René
Maurice Gattefossé, il padre dell’Aromaterapia
moderna, ad iniziare i suoi studi sugli oli
essenziali.
Nel suo libro Aromathérapie del 1937
Gattefossé
narra come durante uno dei suoi esperimenti si ustionò gravemente
una mano.
Sapendo che in medicina la lavanda veniva
utilizzata per lenire le scottature e l’infiammazione, immerse immediatamente
la mano in un recipiente contenente olio di lavanda che si trovava sul
suo banco di lavoro. Rimase così sbalordito ed impressionato dai
risultati che iniziò ad analizzare altre piante officinali e a studiarne
le proprietà terapeutiche.
Fin dai tempi antichi l’olio essenziale di
lavanda è stato considerato tra i più versatili ed utili
sia per gli adulti che per i bambini, per malattie che per casi d' emergenza.
L’olio essenziale di Lavanda non dovrebbe mai mancare nell’armadietto dei
rimedi. |
La lavanda - proprietà
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Sedativa e riequilibrante del sistema nervoso
centrale e vegetativo: si raccomanda in casi
di nervosismo, nevrastenia, ipertensione, palpitazioni e, in generale,
in tutti i casi di malattie psicosomatiche. Il colore stesso della Lavanda
è considerato il colore del silenzio, della calma e della tranquillità.
È il colore della contemplazione e della spiritualità. E’
particolarmente indicata per i bambini iperattivi o che dormono male. In
questo caso, risulta molto efficace mettere alcune gocce d' essenza di
lavanda sul cuscino del letto o su un fazzoletto posto vicino al viso del
bambino.
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Digestiva: esercita
un’azione antispastica e carminativa (antiflatulenta) sul condotto digestivo,
e inoltre ha un effetto aperitivo, facilitando la digestione. Poiché
l’essenza di lavanda possiede anche proprietà antisettiche, dà
ottimi risultati in caso di coliti (infiammazioni dell’intestino crasso).
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Antireumatica e antinfiammatoria:
applicati esternamente, l’acqua, l’olio e l’essenza di lavanda sono molto
efficaci per calmare i dolori reumatici, sia d' origine articolare sia
muscolare, come i dolori artrosici del collo o della schiena, l’artrite
gottosa, il torcicollo, la lombaggine, la sciatica, ecc. Sono, inoltre,
molto efficaci in caso di lussazioni, distorsioni, contusioni e stiramenti
muscolari.
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Antisettica e cicatrizzante:
l’infuso di lavanda si utilizza per lavare ulcere e ferite infette, poiché
le aiuta a rimarginarsi rapidamente. L’olio di lavanda allevia il dolore
nelle bruciature e disinfiamma le irritazioni dovute a punture d' insetti
e ragni.
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Balsamica: l’essenza
viene assunta per inalazione o vapori, per accelerare la cura di laringiti,
tracheiti, bronchiti, catarro bronchiale e raffreddori
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Village de Bories
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A pochi chilometri dal Museo della Lavanda
un villaggio a dir poco sorprendente. Si tratta di un
Museo dell’Habitat rurale. Una ventina di
edifici, abitazioni, ovili o stalle di varie
forme, vecchie da 2 a 5 secoli e costruite
con materiali di origine locale (scisto). |
Village de Bories
Gli edifici sono disposti intorno ad un forno
da pane. Anche se sappiamo che sono state occupate fino all’inizio del
XIX sec, ci sono ancora molte domande sulla loro origine e, soprattutto,
sul loro utilizzo. Abitazioni permanenti o
stagionali? Luogo di rifugio in periodi difficili?
Un chef d'oeuvre architectural
Le mot "Borie",
d'origine provençale, vient du latin "boaria" - étable à
boeuf -, signifiant une cahute. Le cabanon a toujours été
une institution en Provence.
D'abord construit sur les champs pour abriter
les outils des paysans, il est devenu, au fil du temps, la petite maison
de campagne aménagé, quelquefois de manière rudimentaire,
pour passer les dimanches ou les vacances.
La borie permettait également aux bergers
de s'abriter avec leur troupeau. Pour la construire, comme le "bancau",
on dépierrait les terrains calcaires.
Il n'y avait qu'à se baisser pour ramasser.
Protégée, elle alimente encore aujourd'hui le paysage provençal,
se dressant ça et là dans des champs, dans la garrigue, comme
un vestige patrimonial chéri et respecté.
Il clou del viaggio organizzato per vedere
la fioritura della lavanda, che si è svolto nella zona di Avignone,
è stato però il Roussillon ... |
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Roussillon ( liberamente tratto
da internet )
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Un giardino di rocce multicolori.
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Roussillon ( liberamente tratto
da internet )
All’imbocco del paese ci accoglie un imponente
sperone d’ocra: qualsiasi ora sia, il colore
sarà diverso. Qui la terra parla, e racconta molto più di
quanto avremmo immaginato. È l’ocra. Una cascata minerale che attraversa
tutte le gradazioni del marrone, partendo da un bruno rossastro sulla sommità
e precipitando lungo il beige, il rosso, il bianco, il giallo. Per decine
di metri. Creste, pinnacoli e particolari formazioni erosive graffiano
questa roccia e si impongono alla vista, testimoni fieri della storia del
luogo. Rari esempi ricordano altrove una simile morfologia e, soprattutto,
una tale intensità e continuità cromatica.
Sono proprio le rocce d’ocra ad avergli reso
fama, ieri come oggi. Estesi giacimenti minerali
presenti in questo territorio, dagli aspetti interessanti dal punto di
vista scientifico ma, soprattutto, di riconosciuto pregio per le applicazioni
pratiche diffuse in ogni epoca e in tutto il mondo. Se infatti quest’area
– che comprende anche il vicino villaggio di Rustrel, a una quindicina
di chilometri – è turisticamente nota come il Colorado
Provenzale, per la forte suggestione di un
ambiente indescrivibile appieno a parole – un paesaggio naturale che la
consolidata tradizione estrattiva ha reso lunare, dove il suolo e la terra
paiono emergere su borghi e vegetazione, sovvertendo le regole comuni del
panorama – sono tuttavia le sue caratteristiche geologiche ad averne costituito
la vera storia culturale.
Questi minerali terrosi sono infatti da sempre
utilizzati come pigmenti, grazie alle loro proprietà coloranti.
Fra le più comuni sono degne di nota l’ocra gialla, che può
essere costituita da ossido di molibdeno (molibdenite), da idrossido di
ferro (limonite) o di antimonio (stibiconite), e l’ocra rossa, una varietà
terrosa di ematite. Proprio queste due varietà trovano l’eccellenza
a Roussillon. |
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Roussillon ( liberamente tratto
da internet )
A Rustrel l’estrazione dell’ocra avveniva
a cielo aperto: si diboscava il suolo, eliminando
lo strato sterile, e si faceva saltare con l’esplosivo la copertura ferrugginosa;
poi il terreno veniva lavato, in modo da separare il prezioso minerale
dalla sabbia. L’ocra quindi veniva convogliata nei bacini di decantazione,
dove asciugava al sole per assumere la consistenza giusta per la lavorazione.
Ricordare qui a cosa sono serviti i colori
nella storia dell’uomo non serve. A partire dall’arte, che vanta un ventaglio
di applicazioni fin dalla preistoria, per arrivare alla massima
espressione della pittura negli affreschi del Rinascimento;
in quest’epoca si diffuse tra i grandi maestri la cosiddetta sanguigna,
un bastoncino di ocra rossa simile a un gessetto di roccia pura, con cui
Giorgione e gli altri tracciarono gli schizzi dei loro capolavori.
Anche prima, dall’altra parte della Terra,
le culture azteca e maya impiegarono grandemente
l’ocra nelle diverse tonalità, e i
cosiddetti pellerossa del Nord America vennero così definiti per
il costume di tingersi la pelle del corpo con questo pigmento. Più
di recente la xilografia e, in età moderna e contemporanea, l’arredamento
con la creazione di stucchi e la colorazione del legno hanno fatto dell’ocra
larghissimo uso. Fino a far coincidere il nome del minerale con il colore
corrispondente, massima esaltazione semantica.
In queste antiche miniere, che oggi ci appaiono
come un modello paesaggistico di autentica bellezza, gli strati di ocra
si ammucchiavano fino a raggiungere uno spessore di una quarantina di centimetri:
quando il materiale assumeva la consistenza del burro, la superficie veniva
rigata con una sorta di aratro a quattro punte al triplice fine di accelerare
l’evaporazione, evitare la formazione di crepe e preformare i mattoni d’ocra. |
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Roussillon ( liberamente tratto
da internet )
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Tornando fra queste rocce e questi colori,
non possiamo distrarci dal contemplare passo passo il territorio. Roussillon
vanta la stessa radice etimologica del termine rosso, ma
lo stesso borgo già tradisce la sua natura:
le facciate delle case rispecchiano l’armonia
del caleidoscopio ambientale circostante,
e non un solo colore si mostra uguale ad un altro, anche perché
qui la luce sembra esaltare e riflettere senza sosta un arcobaleno rivelato
ed emerso, e ogni ora del giorno, o della notte, rimescola le carte. Un
trompe-l’oeil a cielo aperto, che dalla semplice
pittura abbraccia anche la scultura naturale, se si considerano le innumerevoli
forme delle rocce, plasmate dagli agenti atmosferici tanto quanto dall’attività
mineraria. |
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Roussillon ( liberamente tratto
da internet )
Imperdibile una passeggiata lungo la Chaussée
des Géants, quel Viale dei Giganti
che si può apprezzare percorrendo un sentiero attrezzato scavato
nell’ocra e che abbaglia nelle sue mutevoli sfumature del giallo, dell’arancione
e del rosso scuro. Chi si è preso la briga di contarle ha definito
quindici tonalità diverse:
ma non c’è da fidarsi di un occhio umano, evidentemente.
Il primo cantiere di lavaggio dell’ocra fu
insediato in questa zona nel 1871. Già nel 1900, quasi 21 mila tonnellate
del minerale erano prodotte da una decina di cantieri, divenuti 22 nel
1925. La fine del ciclo produttivo data al 1992.
Fino ai primi anni del Novecento questo fu
il cuore dell’area estrattiva, che continua
attualmente con volumi assai ridotti. Il Museo delle Ocre e Pigmenti Applicati
di Roussillon, oltre al territorio tutto da scoprire, offre al visitatore
un’esauriente conoscenza della storia del luogo: è aperto tutto
l’anno.
Le ocre dunque sono lì ad aspettarci:
questa terra ne racconta davvero di tutti i colori. |
Fontaine de Vaucluse
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Dal caldo asciutto e polveroso del Roussillon
alle care, fresche e dolci acque che Francesco
Petrarca ha immortalato nei celebri versi
dedicati alla sua Laura. |
Fontaine de Vaucluse
Il paese è un tipico borgo medioevale
in cui era solito rifugiarsi il poeta italiano durante il suo soggiorno
nella cittadina francese. Le chiare fresche e dolci acque cantate sono
quelle di una sorgente della Sorgue
ai piedi di una spettacolare scarpata che si trova in un boschetto ed è
caratterizzata dal fatto che non se ne conosce l'origine.
A seconda della stagione la sorgente varia
notevolmente la sua portata, diventando in estate una delle più
grandi sorgenti francesi.
Fino ad adesso la sorgente è stata esplorata
per circa 300 m di profondità tramite robot telecomandati
ma oltre a questa profondità la galleria principale si divide in
due più piccole, con la conseguenza che la pressione dell'acqua
diventa troppo forte per poter permettere l'avanzamento dei robot.
Soltanto nel 1985 è stato chiarito il
mistero della sua origine: il punto più
basso del sifone è infatti a -308 m di profondità.
La sorgente è l'unico punto di uscita di un bacino sotterraneo di
1100 km² che recupera le acque del Monte Ventoso, dei monti di Vaucluse
e della montagna di Lure. |
Mont Ventoux
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E saliamo infine
al Mont Ventoux
da cui si gode un panorama unico. |
Mont Ventoux
Il Monte Ventoso
è un massiccio montuoso della Provenza, la cui cima raggiunge i
1.912 metri s.l.m..
Il nome sembrerebbe derivare da "vento": il
Maestrale (il Mistral
in francese) soffia infatti sul suo crinale sommitale con continuità
e grande violenza, raggiungendo e superando spesso i 160 km/h, per poi
diffondersi nella pianura sottostante, sino al mare.
Ma un'interpretazione più moderna e
approfondita assegna l'origine del nome Ventoux
al lemma pregallico "ventur",
poi passato nella lingua occitana, che significa "colui
che si vede da lontano". Numerosi studi e
testimonianze d'epoca danno ormai pieno credito a questo etimo da molti
anni.
Soprannominato dai francesi il Gigante
della Provenza, è situato a 20 km in
linea d'aria a nord-est di Carpentras,
ed è abbastanza lontano dalle altre cime della regione. |
Mont Ventoux
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Il Ventoso è
stato classificato "Riserva di biosfera"
dall'UNESCO,
nell'ambito del progetto "MAB"
(Man and Biosphere).
Presenta infatti una geologia e una flora particolari, nonché una
fauna assai ricca. La piana e i colli alla
sua base sono rinomati per il vino (Côtes
du Ventoux) e le uve da tavola. |
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