I Palazzi dei Rolli di Genova sono 42 edifici
storici che l’UNESCO nel 2006 ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità.
Questi palazzi, Portofino e le Cinque terre,
costituiscono gli unici tre siti liguri così dichiarati.
Siamo nel 1576 quando a Genova è costituito
il rollo (ruolo) degli alloggiamenti pubblici, cioè quei circa 120
palazzi privati necessari per ospitare personalità di spicco in
visita alla città.
Genova, infatti, era una repubblica e non disponeva
di una reggia che potesse accogliere gli ospiti e il palazzo ducale, sede
del doge e del governo, era un edificio pubblico, ma non si prestava allo
scopo.
Ruolo
dei privati a Genova |
I privati a Genova erano assai potenti e con
la costituzione del 1528 erano stati organizzati in raggruppamenti familiari
(alberghi); in pieno Siglo de Oro, mentre in Europa stavano nascendo gli
Stati nazionali, Genova si imponeva per l’importanza dei suoi commerci
e dell’economia.
Formalmente lo stato era neutrale nella lotta
tra Francia e Spagna, ma le maggiori famiglie erano decisamente entrate
nell’orbita spagnola, seguendo l’esempio di Andrea Doria (1560), ammiraglio
e principe di Melfi, che aveva stabilito stretti legami con Carlo V d’Asburgo
ottenendo privilegi commerciali negli stati asburgici.
Nel 1528 Doria aveva promosso una nuova Costituzione
della città, con l’obbligo di iscrizione al patriziato per accedere
alle cariche pubbliche: alla vecchia nobiltà consolare (Spinola,
Grimaldi, Della Volta, Pallavicino, Doria, Fieschi) si aggiungeva così
la nuova.
Fin dal Medio Evo, peraltro, Genova aveva adottato
il criterio della sussidiarietà: lo stato curava pochissimi aspetti,
tutto il resto era demandato ai privati.
Nel Cinque-Seicento molte famiglie fecero fortuna
appaltando ai re di Spagna e all’imperatore la propria flotta e fungendo
da loro banchieri (ad esempio Grimaldi e Centurione), tanto che il poeta
spagnolo Quevedo affermò che l’oro
nasceva nelle Indie, moriva in Spagna, era sepolto a Genova.
Queste grandi ricchezze consentirono alle maggiori
famiglie di dedicarsi alla costruzione e ristrutturazione di chiese (del
Gesù, Nunziata, S. Carlo in via Balbi) e di palazzi, specialmente
dislocati tra piazza Corvetto, piazza Fontane Marose, via Garibaldi, via
Balbi, via Luccoli.
L’annalista Agostino Giustiniani nel 1535 testimonia
come in città ci fosse un grande fervore edilizio. Sorsero palazzi
così belli ed eleganti che Pietro Paolo Rubens, presente a Genova
tra il 1604 ed il 1607, pubblicò ad Anversa un volume dedicato ai
più begli edifici genovesi che aveva rilevato e disegnato.
Negli anni 80 del Cinquecento un progetto di
vera e propria lottizzazione fece nascere, in un luogo di postriboli e
paludi, Strada Nuova (attuale via Garibaldi), con i fastosi palazzi di
alcune grandi famiglie (Pallavicini, Doria, Lercari).
Ma si edificavano anche ospedali: nel 1600
sorse infatti l’Albergo dei Poveri per volontà del patrizio genovese
Emanuele Brignole.
A Genova, la Svizzera del tempo, l’ospitalità
era usanza e dignità.
I Rolli. I palazzi considerati degni di ospitare
personaggi di riguardo erano inseriti in elenchi, i Rolli degli alloggiamenti
pubblici, in cui era trascritto il nome del proprietario e la zona in cui
sorgeva ciascun edificio.
Si conoscono 5 elenchi ufficiali, recentemente
riscoperti dal prof. Ennio Poleggi, relativi al 1576 (52), 1588 (111),
1599 (150), 1614 (96), 1664 (95).
Come si nota, all’inizio del 600 si registra
una flessione del numero dei palazzi idonei, dovuta alla situazione di
crisi conseguente all’incrinatura dei rapporti con la Spagna e agli episodi
di insolvenza da parte del re. Da questo momento inizia anche la decadenza
delle banche genovesi e viene meno il fervore edilizio.
Oggi 42 dei palazzi dei rolli sono diventati
Patrimonio dell’Umanità, di altri 25 non c’è più traccia.
A seconda del grado di importanza, bellezza,
capienza e prestigio, i Rolli degli alloggiamenti pubblici erano divisi
in varie categorie, suddivisi in bussoli (bussolotti), entro cui si introducevano
i biglietti con i nomi dei proprietari, per poi estrarli a sorte.
Il prescelto aveva l’onore e l’onere di accogliere
i nobili ospiti.
I
Rolli - categorizzazione e funzione |
Alla prima categoria appartenevano gli edifici
in grado di ospitare papi, imperatori, re, legati cardinali e i principi
grandi; vi appartenevano solo tre palazzi: Doria-Tursi (già Grimaldi,
oggi sede del municipio di Genova), Doria Spinola (attuale sede della Prefettura,
presso il parco dell’Acquasola, all’epoca zona di campagna), Franco Lercari
(ora palazzo Parodi di via Garibaldi), con rivestimento in bugnato fino
al primo piano e imponenti statue nelle nicchie.
Il palazzo più importante era senz’altro
quello costruito da Nicolò Grimaldi, principe di Salerno e di Eboli,
acquistato verso il 1595 dai Doria duchi di Tursi: l’effetto architettonico,
con colonnato, è scenografico e solenne e si deve a maestranze lombarde,
comacine (eredi dei magistri antelami).
Gli edifici della seconda categoria erano destinati
a cardinali e signori di qualità; quelli della terza potevano ospitare
personaggi distinti, ma meno importanti. E’ da sottolineare che i personaggi
erano ospitati anche con il loro seguito.
L’ospitalità era un obbligo non remunerato,
ma dava prestigio e la possibilità di intessere rapporti proficui
anche per le attività e le fortune della famiglia ospitante.
Soluzioni
alternative ai Rolli |
Talora gli ospitaggi erano curati anche da
religiosi: ad esempio, nel 1585 gli ambasciatori giapponesi in visita a
Genova furono alloggiati presso i Gesuiti, alla chiesa dell’Annunziata.
Le testimonianze del tempo sono fonte di documentazione
preziosa.
Il diario di Giulio Pallavicino, che copre
il periodo 1583-89, racconta la visita a Genova, il 5 agosto 1583, del
Duca di Joyeuse, cognato di Enrico III di Francia, con 70 gentiluomini,
ospitato con il suo seguito da Fabrizio Pallavicino.
Il 23 marzo 1589 arrivò don Pietro de’
Medici, ma per errore non furono previste stanze per il seguito.
Le spese per gli alloggiamenti erano coperte
dall’erario solo per i principi grandi: in quelle occasioni a spese dello
stato venivano sistemate le strade ed erano preparati festeggiamenti e
apparati effimeri curati da maestri artigiani e da artisti affermati, con
tendaggi e archi di trionfo.
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